L’informativa antimafia rappresenta una misura amministrativa di estrema rilevanza nel sistema di prevenzione della criminalità organizzata, in quanto ha l’obiettivo di impedire alle imprese sospettate di legami con organizzazioni mafiose di partecipare a gare pubbliche o accedere a finanziamenti e contributi statali. Tale misura, emessa dal Prefetto, si fonda su una valutazione indiziaria del rischio di infiltrazioni mafiose, anche in assenza di prove penali definitive. Tuttavia, per le imprese che ritengano ingiusto o infondato il provvedimento, è possibile impugnare l’informativa davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR).
La natura dell’informativa interdittiva
L’informativa interdittiva antimafia è disciplinata dal D.Lgs. n. 159/2011, noto come Codice Antimafia. Essa si distingue in comunicazione antimafia, vincolata e automatica, e informazione antimafia interdittiva, di natura discrezionale. Quest’ultima viene emessa quando il Prefetto, sulla base di elementi indiziari, ritiene che vi sia un concreto rischio di infiltrazione mafiosa all’interno dell’impresa. Gli indizi possono derivare da molteplici fonti, tra cui indagini penali, relazioni con soggetti legati alla criminalità organizzata o frequentazioni sospette.
Motivi di impugnazione
Le imprese colpite da un’informativa antimafia possono impugnare il provvedimento dinanzi al TAR, sollevando una serie di vizi che riguardano, in genere, il merito e la legittimità del provvedimento. Tra i motivi più frequentemente addotti per l’impugnazione figurano:
• Eccesso di potere: si contesta la discrezionalità del Prefetto, specialmente se il provvedimento si basa su elementi che appaiono sproporzionati rispetto al rischio di infiltrazione o quando manca una concreta correlazione tra i fatti accertati e il pericolo presunto.
• Difetto di istruttoria: il ricorso può fondarsi sull’insufficienza delle prove raccolte o sulla mancata considerazione di elementi favorevoli all’impresa, quali recenti cambiamenti di gestione o l’adozione di strumenti di compliance che mirano a garantire la legalità dell’attività aziendale.
• Violazione del principio di proporzionalità: in alcuni casi, l’impresa può sostenere che il provvedimento interdittivo sia eccessivamente gravoso rispetto agli indizi a disposizione, soprattutto quando l’infiltrazione mafiosa appare meramente occasionale o limitata a determinati soggetti legati all’impresa.
Il procedimento davanti al TAR
L’impugnazione deve essere presentata entro 60 giorni dalla notifica del provvedimento interdittivo. Il ricorso viene introdotto mediante il deposito di un atto scritto che deve contenere i motivi di censura dell’informativa. In particolare, il ricorrente può richiedere la sospensione cautelare dell’efficacia del provvedimento, motivandola con la presenza di gravi motivi di illegittimità e di un danno grave e irreparabile che potrebbe derivare dall’esclusione dalle gare pubbliche o dalla revoca di concessioni in corso.
Il TAR valuta la legittimità del provvedimento attraverso un esame approfondito della documentazione amministrativa e degli elementi indiziari. Sebbene l’informativa antimafia sia un provvedimento preventivo, e dunque basato su una logica diversa rispetto alla prova piena richiesta in sede penale, il giudice amministrativo può annullare l’informativa quando mancano presupposti concreti che giustifichino il rischio di infiltrazione mafiosa.
Esiti del giudizio
L’esito del ricorso può portare a diversi scenari. In caso di accoglimento, l’informativa antimafia viene annullata e l’impresa riacquista il diritto di partecipare alle gare pubbliche e di accedere ai benefici economici previsti. Se invece il TAR conferma la legittimità del provvedimento, l’impresa potrà ricorrere in appello al Consiglio di Stato.
Va inoltre considerato che l’impugnazione dell’informativa non preclude la possibilità, per l’impresa, di richiedere l’applicazione del controllo giudiziario ex art. 34-bis del Codice Antimafia. Tale misura consente di continuare l’attività economica sotto la supervisione del tribunale, senza che l’impresa venga esclusa dai contratti pubblici, purché sussistano le condizioni per un effettivo percorso di bonifica e legalizzazione.
Considerazioni finali
L’informativa interdittiva antimafia costituisce uno strumento essenziale per la tutela dell’integrità economica del mercato e per la prevenzione della criminalità organizzata. Tuttavia, trattandosi di un provvedimento basato su valutazioni indiziarie, è suscettibile di errori o applicazioni eccessivamente rigide. L’impugnazione davanti al TAR rappresenta una garanzia fondamentale per le imprese, consentendo di ottenere una revisione della legittimità del provvedimento e di tutelare il diritto dell’azienda a operare nel rispetto della legge.
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